mercoledì 13 marzo 2024

la LAVAGNA Pietramurata - pillole del fotolibro di Virginio Spalanzani fotospalla

 Sogni, storie e avventure di “sesso” a Villa Sesso (RE)

noi.per. esempio

Da Arnaldo Forlani a Pierluigi Castagnetti e Christian Abbondanza.

Da Zerbini a Bonafini a Vighi a Pessina e Bonacini e il G8-Genova 2001 luglio.

Dal Capitano Dato al Colonnello Marchi a Sommacal Virginio.

Da Los Angeles alle Isole Fiji, Australia e New Zeland.

Dal Campo Volo di Reggio Emilia a Ravenna aeroporto 36 anni in droop zone.

Da scout C.N.G.E.I. Italicus, Brescia, “strategy of tension” Moro, Ustica, Bologna, Falcone, Borsellino esplosivo nato.

Dal Resto del Carlino in SPE con Reggianini alla Gazzetta di Reggio in Publikompass di Luca Cordero di Montezemolo.

Da Retemilia a Telereggio a Italia 7 a Bologna e Forlì.


04 Gennaio 2001 USA Miami

Mi telefona Giorgio “il papa” da Reggio, Spalla a Ravenna sono andati a fuoco i due Skyvan. Sconcerto e meraviglia e immaginando lo scenario del fuoco che avvolgeva i due aerei sul piazzale dell’aeroporto dei paracadutisti e il sogno infranto di centinaia di parà da tutta Italia e un pensiero, forse esisterà una foto di quel momento di follia?

Al centro di paracadutismo di Ravenna tra il ‘98/99/00 in tutti i fine settimana ci radunavamo in quasi 400, noi reggiani col gruppo del papa, conte, negro, nazza, ciak, mostro, e qualcuno di occasionale eravamo di tendenza e opinioni nel senso che avevamo dedicato moltissimo ai salti e avevamo una piazza tutta nostra chiamata “piazzale beretta”. Vi erano i milanesi, i torinesi, i confusionari toscani, i quali gareggiavano a chi scoreggiava di più in aereo durante la salita dentro gli Skyvan ammassati come sardine. Due gruppi padovani di cui i due ragazzi del portellone Richi e Manuel divenuti poi in seguito tra i migliori in Italia e non solo. I romani de Roma i due Andrea il Mago, i Mooney col loro una mega roulotte la quale divenne un punto di incontro e riferimento per la disciplina del free fly.

Iniziai con la mia compagna Virna il corso di paracadutismo in quel freddo febbraio dell’88 a Reggio con Umberto Simonini, Athos e alcuni reduci addirittura di El Alamein in un clima di esaltazione al grido di “folgore” nel nostro corso eravamo in 22 e ne restammo solo in due (io e Bondavalli) e continuammo con il grande Haiti Puntapinzi, e Giglietti. Nel corso successivo, quello del papa, nazza, negro, mostro e fu un gruppo molto coeso che durò molto a lungo, con Brunetti, Paterlini, Arpaia, il gufo, Monti e tanti altri. Dall’88 al ’94 in 6 anni, con sempre molta fatica e paura, avevo fatto solo un centinaio di lanci senza mai progredire più di tanto. A metà del ’94 arrivò Lele Pini con un Soloi a 10 posti e saliva velocemente a quota 3.500, e tutto il suo staff con Violetta, il pilota Gamberini, Fiorini Max, Manuel Basso. In quel periodo si chiacchierava molto del film hard girato in hangar.

 

Verona: Caserma Martini - Ponte Catena 1979. Dopo la fuga, mi ritrovo furiere col Maresciallo Capiello e Luigi Artoni di Brescello. Al Distretto, dove ogni tre giorni si alternavano quasi 300 diciottenni per la visita medica militare, godevo di una libertà inaspettata e spericolata. Un giorno di servizio al passo carraio, mi vedo arrivare il mio Capitano di Verona, mi saluta e mi chiede, scherzosamente, ma con malizia, e un pizzico di provocazione, se avesse dovuto anche lui pagare le 100 lire per uscire per un caffè per poi rientrare? Con lui anche il grosso e famigerato Maresciallo Capiello, il quale, quasi tutte le mattine, mi mandava a comprargli le sigarette e il quotidiano L’Arena dandomi i soldi contati senza la possibilità del resto. Alla secca domanda mi vergognai un poco, ma non di tanto. Essendo impiegato in fureria avevo anche il compito di assegnare i vari incarichi di caserma tra noi 20 effettivi. Spesso, quindi, mi assegnavo il servizio di passo carraio, era il più redditizio fra i vari incarichi giornalieri. Durante i tre giorni i ragazzi non avendo servizi all’interno erano costretti a uscire per una colazione o un semplice caffè, ma non si poteva e quindi pagavano volentieri le 100 lire per uscire direttamente al militare di servizio al passo carraio. Un modo per sopravvivere e tirare a campà per chi come il sottoscritto non aveva nessun reddito e solo le 1000 lire al giorno (allora le sigarette costavano 400 lire e un caffè 80 centesimi) un pranzo in trattoria in Piazza san Zenone costava 1.500 lire. A volte raccoglievamo fondi per un inesistente gattino malato, altre volte, in ufficio, alla fine dei tre giorni di visita pagavo 3 mila lire ai ragazzi e chiedevo qualcosa per me a seconda del tipo di persona più o meno abbiente. In quel periodo la mia paga veniva decurtata del quinto per ripagare i vestiti militari che gli “amici” commilitoni a Como mi avevano sottratto dopo la mitica fuga. Per arrivare in Piazza Bra attraversavamo tre volte l’Adige passando a fianco del Castello dove fucilarono il Conte Ciano cognato di Mussolini. Verona era bellissima, affascinante e il mio incarico molto funzionale, iniziavo alle 08:00 e fino alle 14:00 e di seguito molto spesso in fuga in autostop a Reggio Emilia da Virna e rientravo tardissimo non essendoci controlli e contrappello. A Verona mi godetti un festival bar, vidi il Presidente Pertini tutto vestito di bianco salutare come il Papa, Una giovanissima e bella Loredana Bertè una Verona piena di Caserme Nato – Otan e le Brigate Rosse e il Generale Dozier che abitava a ponte Catena. Una mattina alle 08:05 piomba in ufficio il Maggiore e Comandante della casermetta l’Alpino Virginio Sommacal tutto trafelato e con la sua classica vocina veneta e un po’ femminile mi aggredisce verbalmente insultando la mia fidanzata perché sbagliava a telefonare chiedendo di Virginio e il centralinista, complice, anziché passare al sottoscritto la telefonata la inoltrava al Comandante Virginio. Al secondo suo tentativo di incolpare la mia Virna di disturbarlo e di non capire che era il centralinista che apposta sbagliava persi per un attimo la ragione e contrattaccai insultandolo dicendogli del frocio e della merda di uomo che si ritrovava, gli dissi del figlio di puttana non ti rendi conto della tua ignoranza e che tutti in Caserma lo deridevano. Nel frattempo, vedevo con la coda dell’occhio i presenti sbiancare e sprofondare sotto le scrivanie. Uscii sbattendo la porta e urlando gridai “questa faccenda non finisce qui, avviserò mio zio Generale a Roma”. (esisteva veramente ma allora era solo Colonnello di cognome Marchi) per l’occasione lo promossi Generale e risbattei ancora la porta ancora più forte. Alla scena era presente il Maresciallo e il collega furiere Luigi Artoni di Brescello, il quale alla scrivania su ordine del Sommacal stava già iniziando a scrivere la lettera di punizione e vedevo all’orizzonte la prigione di Peschiera. Cazzo questa volta non me la perdonano e Arnaldo Forlani non si scomoderà una seconda volta. Mi rifugiai dentro la cameretta del barista allo spaccio dove trovavi nulla ma c’era una comoda brandina. Tramite la famiglia adottiva avevo in effetti a Santa Marinella di Roma i parenti della mamma di Vasco Ascolini, i Marchi, che una estate passammo 15 giorni di mare con loro. Ricordo inoltre che in una cabina al mare trovai 30 mila lire e comprai francobolli. Mi stavo mangiando furiosamente le unghie nella cameretta dello spaccio che l’altoparlante gridava il mio cognome a rapporto dal Capitano. Mi ripresi e con molta calma andai. Con disinvoltura e un po’ di ansia affrontai l’ignoto. Entro e il mio Capitano e il Maggiore mi tranquillizzano, vedendo la mia gamba destra tremare, (mi successe in mongolfiera e a volte sull’aereo durante la salita prima di saltare) invitandomi di mettermi comodo e addirittura l’Alpino comandante iniziava chiedendomi scusa e che stava passando un periodo di grande stress. Notavo inoltre il mio Capitano, con una faccia tra il serio e il faceto e sorrisini che a fatica tratteneva e non parlò mai! In finale mi si chiedeva di soprassedere e mi domandò quasi bisbigliando chi fosse lo zio Generale a Roma. Erano a conoscenza della mia fuga di 11 giorni e bonificata dal Ministro della Difesa di allora.

 Una mattina alle 08:05 piomba in ufficio il Maggiore e Comandante della casermetta l’Alpino Virginio Sommacal tutto trafelato e con la sua classica vocina veneta e un po’ femminile mi aggredisce verbalmente insultando la mia fidanzata perché sbagliava a telefonare chiedendo di Virginio e il centralinista, complice, anziché passare al sottoscritto la telefonata la inoltrava al Comandante Virginio. Al secondo suo tentativo di incolpare la mia Virna di disturbarlo e di non capire che era il centralinista che apposta sbagliava persi per un attimo la ragione e contrattaccai insultandolo dicendogli del frocio e della merda di uomo che si ritrovava, gli dissi del figlio di puttana non ti rendi conto della tua ignoranza e che tutti in Caserma lo deridevano. Nel frattempo, vedevo con la coda dell’occhio i presenti sbiancare e sprofondare sotto le scrivanie. Uscii sbattendo la porta e urlando gridai “questa faccenda non finisce qui, avviserò mio zio Generale a Roma”. (esisteva veramente ma allora era solo Colonnello di cognome Marchi) per l’occasione lo promossi Generale e risbattei ancora la porta ancora più forte. Alla scena era presente il Maresciallo e il collega furiere Luigi Artoni di Brescello, il quale alla scrivania su ordine del Sommacal stava già iniziando a scrivere la lettera di punizione e vedevo all’orizzonte la prigione di Peschiera. Cazzo questa volta non me la perdonano e Arnaldo Forlani non si scomoderà una seconda volta. Mi rifugiai dentro la cameretta del barista allo spaccio dove trovavi nulla ma c’era una comoda brandina. Tramite la famiglia adottiva avevo in effetti a Santa Marinella di Roma i parenti della mamma di Vasco Ascolini, i Marchi, che una estate passammo 15 giorni di mare con loro. Ricordo inoltre che in una cabina al mare trovai 30 mila lire e comprai francobolli. Mi stavo mangiando furiosamente le unghie nella cameretta dello spaccio che l’altoparlante gridava il mio cognome a rapporto dal Capitano. Mi ripresi e con molta calma andai. Con disinvoltura e un po’ di ansia affrontai l’ignoto. Entro e il mio Capitano e il Maggiore mi tranquillizzano, vedendo la mia gamba destra tremare, (mi successe in mongolfiera e a volte sull’aereo durante la salita prima di saltare) invitandomi di mettermi comodo e addirittura l’Alpino comandante iniziava chiedendomi scusa e che stava passando un periodo di grande stress. Notavo inoltre il mio Capitano, con una faccia tra il serio e il faceto e sorrisini che a fatica tratteneva e non parlò mai! In finale mi si chiedeva di soprassedere e mi domandò quasi bisbigliando chi fosse lo zio Generale a Roma. Erano a conoscenza della mia fuga di 11 giorni e bonificata dal Ministro della Difesa di allora.
























martedì 7 novembre 2023

Trento 2023


A Trento ho visto sfrecciare, con orgoglio italiano, gli aerei acrobatici più forti del mondo. Aermacchi milanese, meglio della modenese ?

Mi ritorna in mente, mentre mi trovavo in vacanza nel Belgio, dell'incidente di Ramstad dove perirono due piloti, che avrebbero dovuto testimoniare al processo, che ha poi visto condannare L'Aeronautica Militare Italiana, su Ustica. In alcuni uffici della Gladio si addestravano agenti. Esclusivamente per creare falsi incidenti. Da Mattei a Gaetano da Gardini a Calvi e Sindona, la mente angloamericana, tramite la Cia. Ma la Mente ? Chi orchestra il gioco, vedi Monopoli, i colori la prigione compra casa poi albergo ecc ecc chi sono i giocatori ? Possiamo stare a litigare con gli americani ma poi chi salva

l' Umanità dalla sua esponenziale demenzialità ? Se per centrare, con un missile per ammazzare il Colonnello Libico,ne scappa uno di più e colpisce l' aereo Itavia, col Pilota reggiano Gatti che riesce ad ammarare e i superstiti si misero il salvagente. Partirono i soccorsi ma poi non diedero mai il nulla osta, al recupero dei superstiti. l'aereo imbarcando acqua li travolse tutti e sopratutto la prova lampante del missile francese. Molte persone del' Aeronautica videro e testimoniarono e perirono tutti, compreso i due piloti delle frecce tricolori di cui sopra.

Fonti e testimonianze:

Ferdinando Imposimato Magistrato

Fratello del Pilota Gatti vedi Autoscuole Gatti Reggio Emilia.

Trasmissione RAI Telefono Giallo con Augas Corrado con testimonianze telefoniche di persone poi morte in incidenti.

Perché era tanto importante nascondere l' incidente di Ustica dando il via libera alla bomba, solito esplosivo NATO, che ha causato la Strage della Stazione di Bologna ? Perché L' Aeronautica Militare Italiana si è macchiata di alto tradimento per coprire una azione di guerra americana e francese contro Gheddafi per domini africani ricchi di oro nero. I Francesi continuano a rubare il 50% delle risorse di 14 paesi africani con una loro moneta. Tantissime persone sono morte e tantissimi gli assassini, era esplosivo NATO anche a Capaci e via Damelio, il braccio la mafia ma la mente ? Quando avremo realizzato capiremo che non abbiamo capito.




















 

domenica 17 maggio 2015

Federica Pattacini Cecilia Fazzini Elisa Ukmar modelle e artiste ritratte da fotospalla e ritratti Benny Benassi e Graziano Del Rio

spettacolo Benny Benassi

serata al Mattarello

Cecilia Fazzini





Federica Pattacini

Federica Pattacini



Cecilia Fazzini
















Federica Pattacini




Bar Silvano

Maratona del Tartufo

Ravenna





Reggio Emilia

Reggio

Pratofontana

San Valentino Torpedo

Elisa Ukmar

Graziano Del Rio

spettacolo Benny Benassi Reggio



Benny Benassi



Roger Water Verona Arena





Italghisa 2006

Marina di Massa. Chiara



Wendy Elizabeth Smith

Bruno Bocedi







Vasco Ascolini

fotospalla  spalanzani@libero.it